Il ritorno a “La Cella” di Toni Fontanella, dopo parecchi anni, è ancora una sorpresa.

Queste sue recenti opere si offrono, agli ammiaratori di allora ed ai più giovani visitatori di oggi, in una ri-scoperta che è anche ri-lettura d’un linguaggio pittorico tale da garantirgli una posizione di primo piano nel panorama della pittura contemporanea.

Inediti momenti stilistici più meditati si accostano a nuove occasioni di confronto con la realtà, con esiti di straordinaria coerenza nella freschezza e nella fedeltà d’una ricerca, che non respinge, nella creatività, la poesia e l’ispirazione. Domina sovrana, in queste barene, la luce, che scopre l’ambiente e le cose, che rivela le leggi dei suoi scorci lagunari sempre originali, di cui partecipa preziosamente ed esclusivamente il colore.

Il cromatismo di Fontanella è attivo, perchè diventa luce che fa splendere anche l’ombra, in partiture compositive semplici, in orditi trasparenti, quasi fondali di cristallo. L’armonia coloristica, infatti, si sprigiona, nei pochi elementi ambientali inseriti, con maggior verità spaziale, attraverso un’individualità di tinte nella luce.

Le visioni, vere protagoniste, non possono differenziarsi granchè dalle precedenti, proprio in considerazione delle controllate possibilità di coniugazione verificabili nella dimensione stessa dell’immagine, che si fa esplorare come dentro un filtro tonale.

I luminosi scorci si spalancano e si propongono alla memoria dei ricordi, tono su tono, spazio su spazio, apparizioni su presenze, rappresentazione su presentazione. Festoso chiarore di cieli, trame larghe e ariose, spettacolo e indagini di impalpabili vibrazioni, di ideali rifrazioni luminose ed ambientali, lungo ritmi di piani dali effetti notevoli dei verdi e degli azzurri, appena interrotti dalle parvenze di complemento. Queste, a loro volta, ne fissano il risalto nei tipici ed irresistibili rapporti qualitativi di colore sempre “colti” verso le risonanze della linea d’orrizzonte, dove il cielo assorbe gli scintillii provenienti dall’acqua e viceversa.

La cantante liricità del colore si raccoglie allora e si amplia strato su strato continuando ad avere “parte attiva” nel sottolineare le distanze e le profondità e nel catturare luci a “non finire”, ricche di atmosfera e di morbidezze.

Fra le “lagune” si avvertono i “trapassi” e i loro significati.

Per Fontanella l’achetipo naturale si trafigura nell’intrinseco della pittura come comunicazione d’immagini.