La scelta dell’autore e la selezione delle opere in mostra non potevano essere migliori.

Fontanella è, infatti, uno dei pochi e autentici maestri che sia riuscito a farsi stimare in una città, come la nostra, tutt’altro che incline a considerare gli artisti di casa e a variare situazioni classifiche, prerogative di precedenza e molto più disposta, all’opposto, a “inserire nel … gioco” il forestiero.

Il suo posto se l’è conquistato sul campo con la dedizione e l’entusiasmo alla pittura, con la ricerca e l’assiduo impegno, nel privilegio di non aver mai voluto bruciare le tappe, nè di cedere al compromesso.

E’ una pittura goduta nel rito coloristico della scuola veneziana, sensibilizzato da pulsioni post-impressionistiche e sopratutto mediato dalla caratteristica della modernità nella tradizione. Pochi e semplici elementi formali si combinano sulla tela in essenzialità compositive.

Un capanno, una barca, un rapido profilo ambientale e tanta atmosfera.

I percorsi dell’orizzonte si fanno profondità di spazi avvolti da vibrazioni e da carezze di luci.

Le trame ariose si sciolgono. Le sensazioni si trasformano in equazioni veduto-sentito, conoscenza-cultura visiva, in una sorta di sinergismo che coopera alle relazioni del dato naturale e alla amplificazione di segrete corrispondenze, riscontrabili perfino nelle nature morte.

Le due esposte sono strutturate alla maniera dei paesaggi e delle barene: stessa scala crimatica, inquadratura, stesura semplificata, spazialità.

La singolare autonomia espressiva conduce ad inedite rappresentazioni della realtà, in cui traspare la significazione simbolica della visione.

Il visitatore, in questa mostra, può cogliere, senza difficoltà, i frutti del’arte … ancora su remi.