Andando per quadri, si cerca, se possibile, di trovare qualche cosa di nuovo, o un po’ di divervo dal solito. E quando ci si imbatte nella natura morta, è difficle non vedersi capitare davanti agli occhi i comuni oggetti di repertorio.

Ci voleva Toni Fontanella a toglierci d’imbarazzo con questi “incontri ravvicinati”.

In sè, ciascuna delle composizioni esposte è quasi un ombra di ciò che è natura morta. Invece di pensarle in gergo, Fontanella le ha nobilitate nel fascino della veduta, della marina, in nuove costruzioni (sintomatica “la luce delle lettere”) viste nello spazio-volume. Gli oggetti, inseriti nella loro reale struttura, mutano gli accenti plastici fino a dichiarare una prestruttura geometrica capace di creare giochi di luce-spazio, dove ogni cosa perde il senso dell’oggetto, per divenire parte dell’ambiente.

Il colore, fuso in pezzature arginate di contorni, più severo, altrettanto luminoso, segue l’esigenza di esprimersi mediante quegli oggetti d’uso, fatti pretesto creativo. Le forme semplici, volumetricamente plastiche, diventano ragguagli di un vissuto rivisto nella poetica della memoria, non dimentica di suggestioni simboliche e di malinconico riserbo.

Tra primo piano e sfondo, l’immagine viene accolta in prospettiva di riscontro “a tu per tu”, per sottolineare con la maggiore efficacia possibile il senso e la misura dell’imagery e l’intimo rapporto con gli oggetti.