Guardando queste opere, viene da chiederci se è migliore “il bello artistico” o “il bello naturale”, oppure dove stia il primato tra “la perfezione” del primo e “l’imperfezione” del secondo. Nell’uno, c’è la mediazione operata dal pittore, nell’altro, la mediazione provocata dalla natura. Parlando della pittura di Fontanella, spesso si abusa di termini quali “immediatezza” e “freschezza”, di pittura lagunare, in un ripetere noioso di formulette da cui si ricavano impressioni che non sono impressioni e in cui le parole assumono il suono irritante e fastidioso dei discorsi approssimativi.
Fontanella esige che la sua pittura sia messa a confronto con il concetto degli ambienti e delle cose fermate sulla tela, capaci di restituire e di sostituire le forme naturali. Le forme e i colori diventano realtà della realtà, diventano accordi e armonie, diventano un mondo completo e autonomo, che trova in se stesso la propria ragione e la propria legge.
Fontanella utilizza, come soggetto dell’opera, l’ambiente lagunare, sia in veduta d’insieme, sia in visuali ravvicinate, senza modificare la disposizione degli elementi che meglio risaltano per forma, per colore, per caratteristiche.
Il quadro si trasforma così in equilibri di masse, di linee aventi tra loro una rispondenza simmetrica,. La strutturacompositiva si avvale di una geometria apparente o nascosta, basata su pochi volumi. Sovente un gioco di linee attira lo sguardo in un punto preciso, ma può essere anche la luce a svolgere questo ruolo e a mettere in rilievo un settore dell’opera piuttosto du un’altro. Altre volte, invece, lo scorcio è rimasto dai montanti verticali richiedenti ampi spazi connotati dal convergere delle linee di fuga in un punto particolare all’orizzonte, tanto da creare effetti sorprendenti, tagli d’inquadratura che sembrano giochi di specchi in giochi di luce.
Gli impasti cromatici non sono sovraccarichi e la materia pittorica si trasforma in espressione impreziosita dai riverberi e dai lucori.