Profilo biografico
Antonio Fontanella, poi noto come Toni, nasce a Venezia il 12 ottobre del 1915. Ultimo di cinque figli, i suoi genitori, Giovanni e Lucia Bona, gestivano una trattoria veneziana. La sua giovinezza trascorre serena nella casa di famiglia al 3538 della Fondamenta del Gaffaro, accanto alla celebre palazzina in stile moresco degli architetti Giuseppe e Duilio Torres.
La formazione e i primi lavori artistici
Antonio fin da giovane manifesta una particolare attitudine nei confronti dell’arte, tanto da indurre i genitori ad iscriverlo al Regio Istituto d’Arte di Venezia, con sede nel chiostro della Chiesa dei Carmini. La formazione artistica era stata da poco normata in Italia dalla riforma del ministro Gentile, che portava avanti la vecchia distinzione tra arti maggiori e arti minori. I Licei Artistici si articolavano in un quinquennio propedeutico all’Accademia di Belle Arti, gli Istituti d’Arte in un corso superiore triennale, con un successivo biennio di magistero, atti alla formazione dei futuri maestri artigiani e dei futuri insegnanti degli istituti di arte decorativa. Infatti, Toni Fontanella già nell’anno del magistero, 1935-1936, ricopre il ruolo di assistente alle lezioni di figura e ornato per i corsi serali dell’Istituto.
Toni Fontanella in quel periodo ebbe modo di formarsi artisticamente anche grazie ai prestigiosi docenti che insegnavano ai Carmini, basti citare: Mario Disertori e Ercole Sibellato professori di disegno e pittura, Giulio Lorenzetti professore di storia dell’arte nonché direttore del Civico Museo Correr e delle raccolte d’arte del Comune di Venezia. Il fervore artistico nello storico chiostro si può ricordare anche attraverso i compagni di corso di Toni, come Mario Dinon, Ferdinando Pellarin, Ezio Rizzetto, Gaetano Cecchetti, Garibaldi-Bruno Franceschi, Spartaco Baruffi.
Per alcuni anni Fontanella si dedica alla grafica, all’illustrazione di libri e riviste; nel 1937 viene ammesso alla 28ma Esposizione Collettiva dell’Opera Bevilacqua La Masa con un Cartello, presumibilmente il progetto per un manifesto, ad oggi non ancora rinvenuto.
Poco prima dello scoppio del conflitto mondiale segue i corsi della Scuola allievi ufficiali di Fano, nel pesarese, e si trova a collaborare con un gruppo di commilitoni, tra cui il pittore Salvatore Fiume, alla decorazione di alcune sale della Caserma Giuseppe Paolini.
Terminata la guerra coadiuva come disegnatore Romano Scarpa, che diventerà poi il più grande cartoonist italiano, nella realizzazione di uno dei primi cortometraggi animati dal titolo …e poi venne il diluvio, che vide la luce nel pionieristico studio di animazione di Scarpa presso il Palazzo dei Camerlenghi, vicino al Ponte di Rialto.
La sopraggiunta necessità di un impiego sicuro lo porta ad offrire la propria abilità di disegnatore tecnico alla SADE, Società Adriatica Di Elettricità, diretta in questi anni da Vittorio Cini, che porterà l’azienda alla nazionalizzazione diventando ENEL. Il lavoro alla SADE non agevola l’attività artistica di Toni, tanto da decidere di accantonare i pennelli per dedicare il proprio tempo libero alla moglie Giovanna Benetelli, sposata nel 1950, e all’unico figlio Luca nato l’anno seguente.
Il ritorno alla pittura
La pittura però non fu mai realmente abbandonata da Toni Fontanella. Nel 1954 l’artista si trasferisce in terraferma con la famiglia, dapprima a Marghera e dal 1958 a Mestre: in via Rubicone 28, al piano terra della palazzina dove vive, predispone l’atelier che utilizzerà per il resto della sua lunga vita.
Gli anni Cinquanta vedono l’Italia artistica dividersi, in maniera netta, tra astrattisti e figurativi. Questi stimoli provocano in Fontanella il tentativo di scostarsi, temporaneamente, da nature morte e paesaggi, per soluzioni coloristiche che risentono a volte delle pennellata libere del veneziano Tancredi o del friulano Afro, oppure con influssi più geometrici che possono ricordare gli stranieri Ben Nicholson e Louise Nevelson spesso passati nei padiglioni dei Giardini della Biennale. Escludendo questi sporadici casi di astrazione, collocabili nei primi anni Sessanta, il mondo di Fontanella torna ad essere stabilmente la figurazione più o meno realistica a seconda dei periodi. Nel dicembre 1961 viene ammesso alla 49° Mostra Collettiva dell’Opera Bevilacqua La Masa, dopo ventiquattro anni dalla sua prima partecipazione. Nel catalogo dell’Esposizione si trova la sua opera Interno n. 1, un olio su tavola di piccole dimensioni, 25×18 centimetri, che rappresenta con colori intensi l’interno del suo studio mestrino: al centro della semplice stanza emerge il cavalletto vuoto, che appare nero perché messo in contro luce di fronte alla finestra quadrata da qui penetra una calda luce naturale. Questa immagine è da leggere come un silenzioso, ma preciso, manifesto al ritorno alla pittura di Toni Fontanella. Il piccolo ma simbolico quadro era stato già esposto nei mesi precedenti alla mostra del Circolo dopolavoristico della SADE, assieme a due visioni geometriche delle fabbriche di Porto Marghera, molto efficaci dal punto di vista grafico e compositivo. La giuria, presieduta da Guido Perocco direttore del Museo d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, gli aveva conferito il primo premio per la pittura.
Larghi spazi di acque e di cielo giocati sui grigi perlacei e sui più delicati azzurrini…
Queste parole, usate dal critico Paolo Rizzi nel recensire la prima mostra personale di Fontanella della primavera del 1971 alla Galleria d’arte Michelangelo di Mestre, potrebbero essere un’ottima descrizione del suo linguaggio pittorico, erede della scuola veneziana, dedicato per tutti gli anni Settanta e Ottanta esclusivamente agli scorci più remoti del paesaggio lagunare.
Una breve ma significativa fase, precedente a questa, alla fine degli anni Sessanta, è diversamente caratterizzata da soggetti composti da modeste architetture isolane, costruite su lembi di terra, che appena si percepiscono soprao sotto la linea di un orizzonte lontano e dilatato, alla maniera dell’amico Dinon.
Il premio di pittura “Castegnaro” a Zero Branco nel 1969 è sicuramente lo stimolo decisivo per un più intenso impegno artistico, le uscite dallo studio diventano sistematiche, destinazione le isole della laguna veneziana. Nel 1971 ottiene il primo premio al Piccolo Premio Burano. E’ la sua terza partecipazione al concorso dell’isola, dove ritornerà altre diciotto volte, con numerosi riconoscimenti, ultimo il primo premio del 2004. Molte altre sono le rassegne espositive a cui ha partecipato l’artista comprese una ventina di mostre personali nelle numerose gallerie che hanno segnato la vita artistica degli ultimi quarant’anni del Novecento a Mestre, come la Galleria d’Arte Michelangelo, La Cella, la San Lorenzo, la Fidesarte, la Galleria d’Arte Gigli, la San Giorgio, luoghi d’incontro settimanale di un gruppo di amici e colleghi come: Lucchesi, Carrer, Salvi, Rossetto, Jodice, Tortani, Trotter Cumani.
Nel 1972 lascia l’attività lavorativa e può finalmente dedicarsi totalmente alla pittura, compatibilmente con gli impegni e le preoccupazioni che gli procurava il precario stato di salute della sfortunata moglie. Giovanna muore nel 1986. La pittura lo aiuta a superare il difficile momento e si apre per lui una nuova stagione di intenso lavoro creativo.
Gli ultimi anni
Fontanella già dagli anni Ottanta, sempre pronto a rinnovarsi, sperimenta una tecnica antica cioè quella di porre il disegno sulla tela non più bianca, ma preparata prima da vari strati di colore; queste velature faranno da base per il soggetto principale e serviranno poi nello sfondo per creare effetti di trasparenze cromatiche con la tecnica del grattage.
Dagli anni Novanta accanto ai paesaggi lagunari egli propone al pubblico e alla critica un altro tema, quello delle composizioni interno e/o esterno, con gli oggetti del suo lavoro di pittore o allusivi ad una presenza femminile come cappelli, fiori e occhiali, sorta di viaggi della memoria in una stesura semplificata del colore.
Nel corso della sua carriera ha partecipato a molti concorsi e rassegne nazionali, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti. Gratificazioni che continuano nel nuovo millennio con l’Omaggio alla carriera del 2005 di Mestre e la speciale targa dall’Associazione culturale “Le Colonete” di Venezia del 2013. Nell’autunno del 2006 presso il Centro Culturale Candiani di Mestre si è tenuta la personale “Di laguna e altro. Opere 1932-2000”, prima mostra antologica a lui dedicata. Nella primavera del 2008 l’Associazione Ex Allievi dell’Istituto Statale d’Arte di Venezia gli ha reso omaggio con una mostra personale presso la sede dell’istituto: in questa occasione l’artista donò una delle sue celebri vedute, ancora oggi esposta nella “galleria dei maestri” nel corridoio superiore del Chiostro dei Carmini. Nel 2013 inoltre, grazie al progetto culturale “Le immutate esistenze” si sono avvicendate quattro esposizioni monografiche allestite nei centri di Piombino Dese, Mestre, Venezia, per concludersi poi a Treviso a palazzo Bomben, sede della Fondazione Benetton Studi Ricerche. Nel 2014 è invitato dalla Galleria “La Piccola” di Chirignago – Venezia ad esporre per la terza volta una personale.
Il 21 settembre 2014 Toni Fontanella si è spento alla soglia dei 99 anni.
Nel 2015 i cento anni dalla sua nascita sono celebrati al Centro Culturale Candiani di Mestre con un ricco (oltre 70 le opere, provenienti anche da collezioni private ed istituzioni), documentato (in visione foto, locandine, depliant e pubblicato un catalogo) ed apprezzato (dal numeroso pubblico e dalla critica) omaggio ai lavori di una vita: “Paesaggi dell’assoluto”.
Nel 2017 Burano ospita presso la ex Chiesa delle Cappuccine una raccolta di 40 dipinti a tema lagunare intitolata appunto “Viaggio in laguna”.
Nel 2019 presso la Galleria del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto la mostra, intitolata “Il silenzio della luce”, una cinquantina di dipinti provenienti dall’Archivio Fontanella.
Nel 2024 la Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa presenta presso lo spazio di Palazzetto Tito di Venezia una selezionata raccolta di 60 dipinti dell’artista, in una mostra personale intitolata “I luoghi dell’anima. Opere 1932-2000”, curata da Stefano Cecchetto e Luca Fontanella.